Nota dell 'autrice:
Scrivo questo racconto ascoltando le note di "Un Giorno Migliore" dei Lùnapop. Buona lettura!
 
Un Giorno Migliore
1° parte
 
 
Le strade di Parigi erano diventate un vero e proprio crogiolo di bande di sovversivi, per non parlare dei briganti che infestavano le campagne intorno alla città.
Il principe Aldelos di Spagna aveva scelto un pessimo momento per far visita alla famiglia reale francese.
Il Generale Bouillet aveva convocato il comandante della guardia nazionale, Oscar Francois de Jarjayes, per illustrarle i suoi compiti.
<<Comandante, mi pare che la situazione sia abbastanza chiara - aveva detto - bisogna pattugliare ogni angolo della città ma non solo. Il principe passerà per Meudon e voi dovrete predisporre affinchè i vostri uomini controllino attentamente anche questa zona. Ci sono parecchi casolari abbandonati e ponti, non si può essere sicuri di nulla>>.
Oscar ascoltava le parole del Generale suo superiore. Fino a pochi anni prima sarebbe stato un compito normale fare la ronda per le strade di Parigi o per la periferia, ma in quel periodo la situazione andava presa con molta attenzione. La Francia stava attraversando un momento molto brutto e la delinquenza era cresciuta parecchio. Non ci voleva anche un incidente diplomatico a complicare le cose, i problemi interni erano sufficienti.
<<Bene Signore, mi è tutto chiaro, farò in modo che ogni angolo della campagna di Meudon sia battuto>> e con queste parole si congedò.
Nel cortile del palazzo Alain Soisson e Andrè la stavano aspettando.
<<Prevedo super lavoro Andrè>> disse Alain, con la sua solita flemma.
Andrè osservò Oscar, era parecchio stanca in quel periodo, lo si notava dai tratti del viso. Ma a lui non diceva nulla, non parlava mai di nulla, non si sfogava mai. Ma non era una novità, la sua Oscar era sempre stata così.
<<Torniamo al quartier generale>> disse lei, montando a cavallo.

<<Bene, e questo è quanto>>. La voce di Oscar era ferma e sicura. Aveva dato precise indicazioni ai suoi soldati, non poteva essere stata più chiara e tutti annuirono. Sarebbero stati due giorni interminabili quelli, tra il pattugliamento ordinario e quello straordinario, per l’arrivo del principe di Spagna.
<<Formeremo due squadre. Una pattuglierà la città e l’altra si occuperà di Meudon. Sarà dura, soldati, ma se succedesse qualcosa al principe sarebbe una vera tragedia…>>
<<Certo Comandante. Non preoccupatevi, faremo del nostro meglio>>.
<<Dovremo fare di più del nostro meglio, Lasalle...dovremo avere mille occhi...>>
Alain e Andrè osservarono Oscar che era veramente preoccupata.
<<Andrè, la tua Oscar sembra molto stanca in questi giorni>>, disse Alain, non appena furono usciti dall'ufficio del Comandante.
<<Lo so Alain, lo so. Vederla così e non poter far niente per lei...>>
Andrè era come se si fosse arreso all'evidenza dei fatti, non era più l'uomo battagliero che Alain aveva conosciuto all'inizio. Sembrava quasi che si fosse rassegnato all'indifferenza della donna che amava più di ogni altra cosa al mondo. In quel momento Alain provò rabbia nei confronti del suo amico, perchè era così dannatamente passivo. Era come se si stesse lasciando sopraffare dagli eventi, se si lasciasse vivere e basta, come se lui non volesse nient'altro che poterle stare vicino, ma un uomo non poteva rassegnarsi così, non almeno senza aver combattuto. Questo apatia di Andrè, per Alain era veramente insopportabile.
<<Vieni Andrè, andiamo a fare quattro passi>>, così facendo gli diede uno scossone, doveva uscire fuori, prendere una boccata d’aria, schiarirsi le idee e...cercare di schiarirle anche al suo amico.
La giornata non si preannunciava molto buona. Grosse nuvole si erano addensate lungo le cime delle colline e non sembravano promettere granchè di positivo.
<<Andrè, cosa pensi di fare?>> Alain fece un cenno con la testa, in direzione dell’ufficio di Oscar.
All’inizio Andrè non aveva capito a cosa si stava riferendo l’amico, ma poi intuì a cosa alludeva. Si irrigidì, non voleva assolutamente affrontare quell'argomento e cercò di far finta di niente, sperando che il suo amico capisse che era meglio finirla subito.
<<In che senso scusa?>>
<<Lo sai benissimo cosa intendo. Pensi di vivere ancora a lungo in queste condizioni? Sei un uomo, Andrè, non un burattino, cerca di ricordarlo..>> gli disse Alain, guardandolo dritto in faccia. Quello che aveva di bello era che se doveva dire qualcosa a qualcuno, non usava mai mezzi termini o tramiti, lo faceva e basta. Andrè si sentì infastidito dal suo tono di rimprovero, anche perché lui non poteva sapere quanto aveva impiegato per farsi una ragione dell'indifferenza di Oscar.
<<Ma tu cosa ne sai Alain? Cosa diavolo ne sai di me, della mia situazione e di cosa posso provare?? Maledizione Alain, fatti gli affari tuoi!>>
Di una cosa il soldato Soisson era contento: almeno era riuscito a scuoterlo.
<<Bella vita allora amico! Bella vita da uomo! Non ti accorgi che sei ridicolo! Se tu l’ami devi cercare quantomeno di dimostrarglielo!>>
<<Certo! E secondo te la dimostrazione quale sarebbe? Eh! Prenderla con la forza?>>
Si ricordò dell'unica volta che aveva perso la ragione con Oscar, che l'aveva ferita e aveva giurato su se stesso che non le avrebbe mai più riservato un comportamento simile, era stato orribile sentirla tremare di paura tra le sue braccia…orribile. Ma questo Alain non poteva saperlo.
<<Tu lo faresti vero Alain!! Se tu amassi una donna che non ti vuole, lo faresti?? Ma di che razza d’amore parli allora! No, tu non sai cos’è l’amore! Uno che si diverte a saltare di letto in letto ogni sera, non mi pare sia in grado di parlare d’amore! Va' al diavolo Alain e impicciati degli affari tuoi, una volta tanto!>>
<<Sono io che ti mando al diavolo amico. Di letto in letto eh? Almeno so divertirmi, e non faccio certo come fai tu che invece...vabbè, lasciamo perdere...solo una cosa, non aspettare troppo Andrè, potresti veramente correre il rischio di arrivare tardi...>>
E così dicendo lo lasciò da solo, in mezzo alla piazza d’armi, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a scendere.

<<Comandante, i soldati sono schierati nel cortile, siamo pronti al pattugliamento!>>
<<Bene, grazie colonnello, voi occupatevi dell’Ile de la Citè e noi ci dirigeremo verso Meudon>>
<<Agli ordini>>
Oscar scese nella piazza e diede le ultime direttive, poi comandò la partenza.
La pioggia ora cadeva fitta, sottile e interminabile.
La campagna parigina sarebbe diventata presto una palude e la nebbia che si sarebbe alzata, avrebbe reso ancora più difficile distinguere i pericoli.
I soldati della guardia, ai comandi di Oscar Francois de Jarjayes, proseguivano lentamente, stretti nei loro mantelli.
La pioggia aveva reso le strade di campagna dei veri e propri acquitrini e i cavalli, con i loro zoccoli, sollevavano grossi spruzzi di fango.
Il piccolo reggimento procedeva lentamente, esaminando attentamente ogni punto della strada da cui sarebbe dovuto passare il principe Aldelos il giorno dopo.
Oscar decise che sarebbe stato meglio piazzare un soldato ogni cento metri di strada, magari nascosto nella radura, per sorvegliare meglio la situazione.
Si sentiva stanca. Sperava di arrivare il prima possibile a Meudon, proprio per riposarsi un po’ e lasciare il comando al suo vice, il colonnello d’Aout.
Nonostante questo si sentiva in obbligo di fare forza ai suoi uomini e, voltandosi, vide Andrè che era rimasto un po' indietro.
Strano. Solitamente con Alain erano inseparabili. Osservò anche quest’ultimo che sembrava alquanto torvo. "Avranno avuto una discussione", pensò, ma non poteva immaginare che l’argomento di quella discussione era lei...
<<Comandante, sono in postazione>>. La voce del soldato Dubois la richiamò dai suoi pensieri.
<<Bene soldato. Noi proseguiamo per Meudon. Buon lavoro!>>.
<<Grazie Comandante>>
Meudon era vicina, era vicino anche un bel bagno caldo...

Il quartier generale della piccola cittadina forniva a malapena un piccolo ufficio per il Comandante e una camerata composta da 10 letti.
Non esisteva un comando vero e proprio in quel posto, dal momento che l’ufficiale responsabile faceva capo direttamente a Parigi e l’ufficio di Meudon gli serviva solo per passaggio, due volte la settimana.
Oscar firmò il registro di presenza, e poi si accomodò sulla sedia. Sbuffò, pensando che il suo desiderio ripulirsi dal fango, sarebbe rimasto tale.
Si guardò attorno: il posto era scarno, vuoto, c’era solo un tavolo, due sedie e una candela. La piccola libreria attaccata al muro forniva solo gli schedari dei prigionieri rinchiusi momentaneamente nelle piccole prigioni locali. Servivano per lo più come “transito” verso le più grandi di Parigi.
<<Ragazzi, questo è tutto quello che offre Meudon>>, disse rivolta ad Alain ed Andrè.
In quel momento però il pensiero non era tanto per lei o Alain, quanto per Andrè che sembrava alquanto affaticato, molto più di lei.
Bussarono. Era il sindaco. L’uomo entrò nell’ufficio e la salutò cordialmente. Aveva sentito di una donna che comandava i soldati della guardia di Parigi, ma non l’aveva mai vista prima d’ora. Si stupì di aver davanti un vero e proprio militare, ma che mal celava in quel momento la stanchezza e si sentì quasi in colpa nel constatare che la sua cittadina non offriva un posto migliore di quello.
 <<Comandante Jarjayes, mi spiace, se volete riposarvi posso mettere a disposizione alcune stanze della locanda, sapete, mia sorella è la proprietaria e sarebbe felice di...>>
<<No grazie, monsieur, non è il caso..starò benissimo qui con i miei soldati...>> non voleva approfittare della situazione, pensando invece che loro due si sarebbero dovuti accontentare solo della camerata, umida e malsana.
<<Comandante, noi staremo benissimo, vero Andrè?>>
<<Certo Oscar..Comandate Jarjayes, non ci sono problemi, vai pure a riposarti>>, confermò subito Andrè che gli stava troppo  cuore il benessere della donna che amava.
Oscar allora a malincuore accettò l’offerta del sindaco.
La locandiera era una gentile signora di mezz’età che, quando la vide, si preoccupò subito di darle la stanza migliore.
<<Cambiatevi cara, se avete bisogno di biancheria pulita ditemelo>>
Per nulla intimorita dal grado militare di Oscar, la donna correva da una parte all’altra della stanza, accendeva il fuoco e rassettava il letto, proprio come se il comandante dei soldati della guardia fosse una delle sue normali ospiti.
Assomiglia a Nanny..pensò Oscar.
<<Vi porto una minestra calda>>
<<Per favore madame, portatela anche ai miei uomini>> , niente da fare si sentiva profondamente in colpa.
<<Ma sicuro! Poveri ragazzi! Con questo tempo....>>

Il bagno. Tutto quello che desiderava era farsi un bagno. E così fu. Quando si sedette nella vasca di legno, l’acqua tiepida che le copriva il corpo, le sembrò una riconciliazione col mondo.
Rimase immersa un bel po' e solo dopo molto tempo, di malavoglia si rialzò, ma solo perchè l’acqua si era raffreddata.
Si rivestì con la biancheria che la buona donna le aveva portato. Una camicia di suo figlio, le disse.
<<Il mio ragazzo...ora è a Parigi! E’ nel reggimento del colonnello d’Argenson>> le aveva rivelato, fiera.
La camicia le stava un po' larga, molto probabilmente Jacques era un ragazzo alquanto alto, ma andava bene se era solo per la notte.
Bussarono. Pensò che fosse ancora la signora Marie.
<<Avanti>>
La porta si aprì ed Alain entrò nella stanza.
La cercò con lo sguardo e la trovò seduta sulla sedia, accanto alla finestra. La luce della candela che le rischiarava il volto, finalmente rilassato.
<<Alain, che c’è?>>
Fu sorpresa di trovarsi di fronte al suo soldato, invece che al volto paffuto della locandiera e, non sapendosi spiegare il motivo, un senso di timore la sopraffece.
<<Niente Comandante, volevo solo dirvi che la signora ci ha fatto portare la minestra, grazie>>, lo sguardo dell’uomo indugiò alquanto sulla tenuta del suo Comandante.
<<E di che Alain, avreste preferito rimanere senza mangiare?>> ironizzò Oscar.
La situazione, non sapeva perchè, la imbarazzava. Si strinse nella larga camicia di Jaques, quasi a volersi proteggere dallo sguardo di Alain che sembrava non volersi staccare da lei.
<<Volevi qualcos’altro Alain?>>
<<No, Comandante...>> sembrava esitare. Non accennava ad andarsene dalla stanza la quale, improvvisamente, sembrava troppo piccola per contenerli entrambi.
Alain era un ragazzo molto alto, la sua figura superava quella di Oscar di un bel po'. Era alto più o meno quanto Andrè, ma la sua stazza era più robusta.
<<Comandante.......oggi...ho avuto una discussione con Andrè>> disse infine.
Oscar, lo guardò con aria interrogativa.
<<Alain, le vostre discussioni non mi riguardano, siete grandi abbastanza per risolvere da soli i vostri problemi>>
<<...volevo solo farvi sapere che la causa del nostro litigio....eravate voi, Comandante>>, proseguì il ragazzo, eludendo la sua osservazione.
Oscar sgranò gli occhi.
<<Mia? Alain che stai dicendo?>>
<<Comandante, non per farmi gli affari vostri ma....il modo in cui trattate Andrè..ecco...a me non sta affatto bene>>
Oscar ora era visibilmente adirata
<<Cos’è, sei la sua balia Alain?>>, disse con aria di sufficienza.
<<Comandate, avete la minima idea di cosa prova per voi quel ragazzo? Io si. Io ci vivo accanto e anche se non lo conosco da molto, lo conosco forse meglio di voi>>
<<Ti prego di concludere questa conversazione Alain, la cosa non mi riguarda affatto. Se voi avete dei problemi dovete risolverveli da soli>>, quella discussione stava prendendo una piega pericolosa.
<<Vi ripeto che siete voi la causa di questa discussione Comandante Oscar>>, insistette il soldato. Ormai era troppo tardi per fermarsi, doveva far capire al suo comandante come stavano le cose, se Andrè non ne aveva il coraggio doveva farlo lui.
Oscar si sentiva sempre più a disagio. E il suo abbigliamento per di più non l’aiutava a rilassarsi.
<<Alain, se hai qualcosa da dirmi ti prego di farlo subito, e poi di andartene>> sospirò, visibilmente irritata, sperando che dopo quella piccola concessione Alain se ne sarebbe andato.
<<Qualcosa da dirvi Comandate? - un sorriso ironico gli increspò le labbra - ah, quante cose potrei dirvi! Vorrei dirvi! Ma voi non capireste. Perchè non avete mai capito nulla, siete sempre vissuta nella bambagia, Comandante Oscar, ogni vostro desiderio è sempre stato un ordine, e questo valeva anche per Andrè. Per voi è stato sempre un pupazzo da comandare come e quando volevate>>
Ora lei era veramente arrabbiata.
<<Ma come osi Alain!!!! Dimenticherò ciò che hai detto, dimenticherò perchè so benissimo che tutto ciò è dovuto alla stanchezza, ma bada Alain, bada. Se osi parlarmi così un’altra volta allora....>>
<<Cosa farete? - la interruppe lui, per nulla intimorito - mi denuncerete per insubordinazione? E chi se ne frega Comandante! Per una volta nella vostra vita qualcuno vi dice in faccia le cose come stanno! Non ho paura di voi, del vostro grado e della vostra denuncia!>>
Dicendo questo Alain le si era avvicinato paurosamente.
Oscar era in preda ad una rabbia cieca. Nessuno si era mai permesso di parlarle così, nessuno tranne..Andrè. Si, aveva già vissuto un’esperienza simile in passato...quella volta in camera sua, a palazzo Jarjayes. Si ricordò in quel momento delle parole di Andrè che, per certi versi, erano simili a quelle che Alain le aveva appena detto. Quella sera Andrè aveva perso il controllo, si ricordava perfettamente ciò che era successo. E tutto perchè lei l’aveva portato all’esasperazione. Ma nonostante la paura del momento , era sempre stata perfettamente consapevole che lui non le avrebbe mai fatto del male.
Cosa che invece non era sicura ora, con Alain di fronte.
<<Oscar de Jarjayes...voi...>> gli occhi di lei emettevano lampi di rabbia e odio, più verso le parole che aveva sentito, che verso l’uomo che le aveva pronunciate.
<<..voi non vi rendete conto del potere che avete sugli uomini, Oscar...non capite che il vostro modo di fare attira un uomo come un’ape sul miele. Siete scandalosamente attraente Comandante...e io…sono un uomo….>>
Oscar indietreggiò per non venire a contatto con la statura eccessiva dell’uomo che le stava davanti, ma lui l’aveva già intrappolata contro il muro della stanza.
Ora era ad un soffio da lei, poteva sentirne l’odore del corpo, un odore acre e amaro, come le parole che le aveva appena detto.
Dal canto suo Alain sapeva benissimo che si era spinto troppo in là, ma ormai era tardi. La guardò e quello fu un grosso errore, se si fosse accorto prima di quanto fosse eccessivamente pericoloso avventurarsi fino a quel punto, si sarebbe fermato.
Gli occhi di Oscar erano così penetranti che lui non potè più tirarsi indietro.
<<Che Andrè mi perdoni Comandante Oscar, ma io vi desidero, vi voglio....credo di essermi innamorato do voi...>> e poi la baciò.
Oscar si sentiva persa, in trappola, stretta com’era nella morsa di quell’abbraccio, così diverso da quello di Andrè di quella sera che, pur essendo stato forte e violento, aveva sempre un fondo di dolcezza. Ma ora no. Ora lei era solo preda del desiderio del suo soldato che, insensibile ai suoi tentativi di liberarsi, continuava a baciarla appassionatamente.
Desiderio. Desiderio e nient’altro, ecco cos’era quella strana sensazione che l’avvolgeva. Desiderio delle carni di quell’uomo che la faceva sentire così meravigliosamente donna.
<<Oscar...com’è? Com’è un bacio dato da un uomo che ti desidera...>> mormorò Alain sulle sue labbra.
La passione ebbe il sopravvento e lei non si accorse che ormai erano finiti sdraiati sul letto, appassionatamente abbracciati. Non aveva possibilità di fuga Oscar, ma forse neppure la cercava; si avvinghiò a quell’uomo che la faceva sentire viva e pulsante sotto le sue mani, le quali esploravano il suo corpo di donna da cima a fondo.
<<basta....basta....ti prego.....>> sussurrò, ma era veramente la sua volontà quella di interrompere quel fantastico momento? O forse era il suo senso di colpa che cercava di prendere il sopravvento?
Alla fine fu tutto inutile, quando si accorse che stava per cedere, che le sue ultime difese stavano per capitolare, sussurrò qualcosa che ebbe però sull’uomo un effetto contrario <<..Oh...Andrè....ti amo....>>.
Un flebile sussurro, a fior di labbra, un desiderio, una volontà.
Alain si fermò di colpo. Neanche una pugnalata avrebbe avuto lo stesso effetto.
Si alzò e fissò la bocca della donna, arresa sul letto. Le passò due dita sulle labbra, come per cancellare quel nome, appena udito. Ma Oscar non udiva e non capiva, ora solo quel volto era nella sua mente <<Andrè...continua Andrè....>>, gli occhi chiusi, in un sogno, in un desiderio.
Soltanto dopo qualche momento le disse <<Oscar, apri gli occhi e guardami>>
E lei ubbidì.
<<Hai detto un nome Oscar, te ne sei accorta?>>
Lei non disse nulla, ma copiose lacrime le cominciarono a sgorgare dagli occhi. L’incanto era rotto e ora lei si sentiva male. Era stata ad un passo nel concedersi a quell’uomo per cui non provava nulla, ma che il suo corpo di donna aveva bramato. Si sentì umiliata, violata nel suo intimo, anche se non era accaduto niente di irreparabile. Si sentiva sporca, debole e....donna.
<<Vattene Alain, vattene via, vattene ora e non succederà nulla>>
Alain si rialzò e si rassettò.
<<Si, Comandante Oscar sarà meglio - disse il soldato, ritornando a darle del “voi” -  perdonatemi ma non credo che dimenticherò facilmente di questa nostra discussione.....e nemmeno voi>> ironizzò e, sempre con quel sorriso sulle labbra, raccolse la giubba da terra e la indossò.
<<Ma ci terrei veramente che almeno voi non la dimenticaste, ricordatevi cosa stavate provando stasera, forse riuscirete a capire tante cose...buonanotte Comandante...ah! non farò ovviamente parola con Andrè di ciò che è successo>> disse <<non penso gli faccia piacere sapere....non farò parola con nessuno>> concluse.
Oscar lo guardò sconvolta. No. Andrè non doveva sapere nulla di quella sera.
Il soldato si richiuse la porta alle spalle, lasciandola sola nella stanza.
Per un attimo avrei potuto.....oddio....ancora un attimo e avrei commesso l’errore più grosso della mia vita. Oddio, Andrè, perdonami, perdonami!!

<<Finalmente Alain! Ma dove diavolo sei stato? Stavo per venire a cercarti!>>
Andrè sembrava seriamente preoccupato, se solo avesse saputo…
Alain, per un attimo provò un profondo rimorso per ciò che aveva fatto.
<<Ah, nulla, sono stato dal Comandante e poi....a fumarmi una sigaretta qui attorno, è un bel posto Meudon, peccato che non siamo in gita di piacere!>>
Si sentiva un vigliacco. Era stato quasi sul punto di fare l’amore con la donna di cui era innamorato il suo amico....e ora era lì, a parlare con lui, del più e del meno e soprattutto, a raccontargli bugie.
<<Andrè, vedrai che la situazione cambierà presto>>
<<Come? Che situazione?>>
<<Vedrai amico, tutto si risolverà e io....sarò molto contento per te, amico mio!>>
Era vero. Sarebbe stato contento perchè sapeva, aveva avuto conferma che Oscar e Andrè si appartenevano.
<<Non ti capisco Alain, hai forse bevuto?>>
<<Dormi Andrè, dormi, domani sarà un giorno migliore, vedrai (1)...

 

 
(1) La citazione della canzone dei Lùnapop NON è puramente casuale...
 
Fine 1° parte

 
                                                                                                                                                                Alex

 

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